Personaggi celebri
Ultima modifica 25 maggio 2024
Giovanni da Milano
Il pittore Giovanni da Milano fu protagonista della scena fiorentina toscana alla metà del Trecento negli anni caratterizzati tristemente dalla terribile peste nera del 1348. Nativo di Cavesaccio, Giovanni iniziò la propria attività in Lombardia, nei territori dominati dalla potente signoria dei Visconti, alla cui corte soggiornarono fra gli altri Giotto, intorno al 1335, e Francesco Petrarca, nel 1353. In questo clima colto e sofisticato avvenne probabilmente la formazione di Giovanni da Milano, che seppe armonizzare la lezione giottesca con influenze gotiche di provenienza transalpina. Gran parte dell’attività venne tuttavia svolta dal pittore a Firenze, dove egli figura nel 1346, come Johannes Jacobi de Commo, fra i maestri stranieri presenti in città, e dove lasciò i suoi maggiori capolavori, fra i quali il polittico per la chiesa di Ognissanti, gli affreschi della Cappella Guidalotti-Rinuccini. Mentre è un documento fiorentino del 1365 che lo indica con il luogo di origine come pictor de Kaverzaio. Lavorò anche a Roma dove nel 1369 lo ritroviamo in Vaticano assieme a Giottino e ai figli di Taddeo Gaddi, Giovanni e Agnolo, per la decorazione di due cappelle fatte edificare da papa Urbano V durante la sua dimora in Roma. Di questi affreschi non rimane traccia. Dopo questa data non è possibile rilevare date o documenti relativi all’opera del pittore. Il Vasari scrive che «andatosene a Milano vi lavorò molte opere a tempera e in fresco, e finalmente vi morì». Non è possibile verificare tale ipotesi.
Alcune opere:
- La lunetta dell’Oratorio di Santa Maria delle Grazie di Mendrisio
- A Firenze: affreschi della Cappella Guidalotti-Rinuccini, Polittico D’Ognissanti alla Galleria degli Uffizzi, Pietà alla Galleria dell’Accademia (per vedere le opere cerca Giovanni da Milano sul catalogo dei musei fiorentini)
- Alla Pinacoteca di Prato: Polittico di Prato
- Alla Pinacoteca di Brera di Milano: Cristo Giudice
- Al Rijksmuseum di Amsterdam: La crocifissione del Rijksmuseum
- Alla National Gallery di Londra: Cristo e la Vergine con i Santi; Il cristo dell'Apocalisse, la vergine e san Giovanni Battista
- Al Museo National de Bellas Artes di Buenos Aires: Incoronazione della Vergine
- Al Metropolitan Museum di New York: Lunetta con la Madonna, il Bambino e i Donatori
- Al Museo del Louvre a Parigi: San Francesco
Pubblicazione edita dal Comune di Valmorea: Giovanni da Milano, a cura di Luigi Cavadini, introduzione di Mina Gregori, Comune di Valmorea 1980
Carlo Mozart
Fatto singolare nella storia ottocentesca del comune di Valmorea è un lascito testamentario di Carlo Mozart (1784-1858), impiegato dell’Imperial Regio Governo Austriaco in Milano e figlio del celebre musicista Wolfgang Amadeus Mozart. Villeggiante a Caversaccio, di cui apprezzava l’amenità dei luoghi e la salubrità delle acque, lasciò in eredità al comune la casa, sulla quale è riportata una targa che lo ricorda, oltre alla vicina via a lui dedicata. In municipio si conserva una copia del testamento.
Nel 1998 il numero di dicembre dei Quaderni Ambrosiani dell'Associazione Cafe Mozart Centro Studi Mozartiano, pubblicato in collaborazione con il Comune di Valmorea, è stato dedicato alla figura di Carlo Mozart.
Carlo Somigliana
Tra le personalità si ricorda inoltre il professor Carlo Somigliana (1860-1955), insigne fisico e matematico, pronipote di Alessandro Volta. Grande studioso di fisica matematica, ne ebbe la cattedra presso le università di Torino e Pavia. Approfondì in modo particolare la teoria dell’elasticità, ma si occupò anche di geodesia, geofisica, sismologia e elettrostatica. Pubblicò numerose opere di valido contenuto scientifico. Come uomo lo si ricorda per la riservatezza, l’umiltà e la cordialità. Per approfondimenti consultare Treccani - Dizionario bibliografico degli italiani.
Franco Saldarini
Don Franco (1889-1957), sacerdote della Parrocchia di san Biagio (Casanova Lanza) dal 1932 al 1957. Scrittore, giornalista e cavaliere dell’ordine di Malta fu segretario di padre Gemelli allora rettore dell’Università Cattolica di Milano. Alto, snello, autoritario e intraprendente era stimato in parrocchia e conosciuto anche da personalità italiane dell’epoca, scriveva infatti sulla Domenica del Corriere uno dei settimanali più diffusi.
Cesare Ghielmetti
Nasce nel 1924 a Casanova Lanza di Valmorea. Terminate le scuole elementari del paese frequenta lo studio del prof. Pietro Tavani a Como fino all’età di 18 anni, dove fa scuola di cesello e scultura.
Nello stesso periodo frequenta la scuola Castellini a Como. Parte per il militare le 1942 e fatto prigioniero dai tedeschi viene trasferito in Germania. Ritornato dalla prigionia frequenta per un anno una gioielleria, in piazza della Scala a Milano, dove impara l’arte dell’orafo. L’anno successivo si dedica ad approfondire l’arte dell’argenteria. A Locarno in Svizzera, presso il laboratorio Franscini arricchisce il suo bagaglio artistico con la conoscenza della lavorazione dell’arredo sacro. Nel 1953 realizza una statua raffigurante San Giuseppe da collocare su un castello a Sasgrund nel Vallese, a proteggere l’intera vallata. A questo lavoro presto ne aggiunse altri. Da ricordare sono le tre statue della Madonna negra, che si trovano nella missione cattolica a Ihoscj in Madagascar, sculture alte ciascuna due metri. Molte opere si trovano in Svizzera, fra queste la medaglia coniata in oro e argento per commemorare la vista di papa Giovanni Paolo II a Lugano, la Via Crucis nella parrocchiale di Minusio (Lugano) e un’alto rilievo in bronzo riproducente san Giuseppe nella chiesa di Arbedo (Bellinzona).
Gianluigi Giudici
Scultore, nato a Valmorea, dove ha vissuto e operato. Nel 1959 espone per la prima volta le sue opere alla Biennale Internazionale di Arte Sacra di Novara. Partecipa alle Biennali d’arte sacra di Milano e Bologna e a numerose mostre collettive a Venezia, Roma, Milano e Como. Di questo periodo è la decorazione dell’altare nella chiesa di Bulgarograsso. Nel 1962 ha l’incarico di una pala d’altare (40 m2) per la cappella dell’Azione Cattolica di Lugano. Nel 1966 gli viene affidata l’esecuzione della grande Via Crucis per la Kirche Zum Guten Hirten in Vienna. Negli anni dal 1973 al 1976 esegue gli altari e le ristrutturazioni dei presbiteri nelle chiese di Pianello Lario, Argegno e Vacallo (TI); realizza le prime “Strutture Organiche e la medaglia del 50° del Giornale del Popolo di Lugano. Dal 1977 al 1984 colloca “Mutazione Organica” a Palazzo S. Gottardo, Chiasso, l’Altare nella chiesa di Bormio, “Elevazione” nella piazza del municipio di Mozzate, la “Via Crucis” e il gruppo “Battesimo di Gesù” nella chiesa di S. Cassiano Valchiavenna e il busto di mons. Leber per il Giornale del Popolo di Lugano. È stato segnalato alla IV Mostra Internazionale d’Arte Sacra a Novara. È membro dell’Accademia Tiberina, dell’Accademia dei “500” di Roma e dell’International Institute of Arts and Letters di Zurigo. Sue opere si trovano in edifici pubblici e di culto, in cimiteri e collezioni pubbliche e private in Italia, Svizzera, America del Sud e in Austria. E' stata costuita la Fondazione Giudici con sede a Lugano con la finalità di conservare e valorizzare le opere dell'artista. Per maggiori informazioni si rimanda al sito della Fondazione.
Aldo Papis
Nasce nel 1922 a Casanova Lanza di Valmorea dove ha svolto la sua attività artistica. Frequenta la scuola Castellini di Como. Per motivi di lavoro trascorre alcuni anni nel Jura francese dove conosce il pittore Hensi Piccot e frequentato il suo studio. Dal 1958 ha partecipato a mostre collettive nazionali e internazionali ottenendo premi e riconoscimenti. Ha eseguito decorazioni murali e restauri.
Costantino Sassi
Nasce nel freddo inverno del gennaio 1924 a Caversaccio di Valmorea, in provincia di Como al confine con la svizzera, Il un contesto sociale ed economico in cui si trovava era fatto di privazioni e incertezze che non promettevano certo un futuro brillante, inoltre era scoraggiato e osteggiato persino dai genitori, soprattutto per il lavoro che stava intraprendendo. Poco più che adolescente si recò per un apprendistato presso la bottega di arte sacra Borghi di Malnate, e successivamente come allievo presso lo studio d'arte di cesello e scultura Tavani di Como dove intraprese anche delle nozioni di oreficeria applicata all'arte sacra, contemporaneamente si diploma alla scuola d'arte Castellini di Como. Successivamente si rifugiò in Svizzera per motivi inerenti alla guerra, dapprima in Canton Ticino e poi in diverse località nei pressi di Zurigo, viene in contatto con artisti moderni locali, ed intraprende l'arte dello smalto a “gran fuoco “scoprendo le antiche tecniche in uso nei paesi d'oltralpe. Ritornato al paese natio circa dopo un anno e mezzo, rielabora le tecniche e le applica con enorme fatica e con criteri moderni al cesello e alla scultura, successivamente dopo anni di intenso lavoro, uno storico d'arte, Dante Severin scrive“....così nel Sassi rivive un arte che da secoli era spenta, ma che oggi , grazie alla sua fatica, torna a splendere di luce viva...”
Cominciano gli anni di lavoro artistico, intenso e creativo, dell'arte sacra, ma dopo molti anni, si fece in lui sempre più forte il senso d’insoddisfazione morale dovuta all’ indifferenza e incompetenza di molti committenti. Era un personaggio ipersensibile a tratti malinconico, a volte irruente, con una mente vivace e poliedrica sempre irrequieto, uno spirito libero, schivo, faticava ad imporsi, ma era consapevole del grande valore artistico, che svolgeva in modo silente. Sovente diceva:” sono i lavori che devono parlare”. Con sicurezza eseguiva opere sempre diverse, usando i più svariati materiali, eseguendo a cesello lavori miniaturizzati usando rame, argento e oro applicandoli con gli smalti miniatura, cloisonnè, champlevè, e con una tecnica in stile espressionistico elaborata con anni di studio e prove. Per le sculture utilizzava bronzo, cemento, gesso, legno, terracotta, marmo, e persino vetroresina. Opere di vario genere, talvolta rilevanti, tipo la scultura in bronzo da sei metri per una cappella funebre nel varesotto, la figura a tutto tondo del Padre Pio, ad Oltrona S. Mamete, una via crucis in terracotta con figure di un metro a Limbiate, la figura di una Madonna in cemento bianco superiore ai due metri a Senago, un cristo in legno con stile settecentesco e in grandezza naturale a Varazze, numerosi calici tipo quello del Papa Woytila donato in una cerimonia a Sotto il Monte, ostensori finemente cesellati tipo quello del Vaticano , tabernacoli, tipo quello particolare di notevoli dimensioni a Melzo, e quello girevole di Uggiate Trevano; pissidi, arricchite da una moltitudine di smalti miniatura di stile quattrocentesco ad Abbiate Guazzone o ad Olgiate Comasco ;croci astile di grandi dimensioni a Venezia, in Belgio, in Svizzera o la croce pettorale di un arcivescovo in Camerun o di altri vescovi in Italia, quasi sempre improntate sul tema della bibbia del vangelo e della mitologia quando si trattava di lavori profani.
Con questi lavori nel corso del tempo ottenne consensi e premi prestigiosi, partecipando a mostre e concorsi in parecchie località italiane ed estere tra i quali il prestigioso concorso di arte orafa e gioielleria indetto dal Museo della Scienza e Tecnica di Milano, che vinse per diversi anni presentando opere diverse tra loro sia per soggetto che per materiali, come la ballerina in argento a tutto tondo di notevole difficoltà tecnica, acquistata da un noto costruttore svizzero di orologi prestigiosi a Ginevra. Opere presenti in molte parti del mondo come testimonianze tangibili della sua arte.
Negli anni Settanta abbandona l'arte sacra dedicandosi alla scultura ed oreficeria, affiancato dal figlio Carlo che già lavorava come apprendista, e successivamente dalla figlia Mariangela. In questo periodo comincia la soddisfazione di creare pezzi unici o in copie limitate di oggetti profani cesellati a mano con pietre naturali, quasi esclusivamente su disegno con entusiasmo e a volte emozioni degli stessi clienti. Molte sue opere le troviamo in Italia, in Svizzera Francia Germania America, Russia, Belgio e altre nazioni.
È stata una figura, spesso passata inosservata, contraddistinta da una grande modestia e da un'immensa cultura, nonostante fosse autodidatta, e soprattutto che non ha mai accettato compromessi in favore del successo facile, e questo era un vanto per lui. La fine della vita e del lavoro, che ha sempre amato, sopraggiunse nel mese di marzo del 1999, il giorno del suo onomastico, dopo una improvvisa malattia. Questa moltitudine di ricordi e testimonianze resterà indelebile nel tempo e rimarrà come eredità culturale per il nipote Andrea che continua nella tradizione familiare.
Il Milite Ignoto
Nella seduta di Consiglio Comunale del tre novembre duemilaventuno, l'Amministrazione Comunale ha raccolto l'appello rilanciato da ANCI e dal Gruppo Medaglie d'oro al Valor Militare affinché venisse concessa la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto per renderlo a tutti gli effetti cittadino di tutti i comuni d'Italia. Per l'occasione il comune di Valmorea ha patrocinato un opuscolo commemorativo, allegato in fondo a questa pagina, sulla figura del Milite Ignoto e su dispersi e i caduti di Valmorea nella Prima Guerra Mondiale. Per maggiori informazioni si rimanda alla pagina del Ministero della Difesa relativa al Milite Ignoto.
Don Renzo Scapolo
La comunità di Valmorea ha avuto come parroco e come concittadino don Renzo Scapolo (1937-2017), un sacerdote che si è distinto per essersi adoperato in mille modi a sostegno delle persone in difficoltà, in molteplici realtà e in tutti i continenti, incluse le vittime dei drammatici conflitti bellici in Medio Oriente e nei Balcani.
Nato nel padovano, in una famiglia di contadini che nel 1938 si trasferisce nel comasco, a diciassette anni decide di diventare prete ed entra nel seminario di Como, dove nel 1965 è ordinato sacerdote. Inizia la sua attività sacerdotale come vicario nella parrocchia di Santa Brigida a Camerlata, rimanendovi fino al 1971. In quell’anno parte come missionario diocesano in Argentina, dove porta avanti diverse iniziative per migliorare le condizioni di vita della gente delle zone rurali dimenticate all’interno del paese. Migliorare la formazione dei giovani in una regione con alti livelli di povertà e diserzione scolastica è uno dei suoi progetti più innovativi; don Renzo ritiene fondamentale la formazione e preparazione al lavoro dei ragazzi e fonda una scuola agricola, coinvolgendo le famiglie degli studenti: iniziativa che non sempre ha trovato l’approvazione della dittatura militare al governo in quel periodo. Alla distanza di diversi decenni la scuola è tutt’ora in funzione, a dimostrazione della validità della didattica applicata.
Nel 1979 rientra in Italia e, prima di arrivare a Valmorea, rimane alcuni anni nella parrocchia di Muggiò collaborando con don Aldo Fortunato in attività di assistenza a favore dei tossicodipendenti.
Dal 1983 al 1995 è a Valmorea, parroco a Caversaccio, dove anno dopo anno fa decollare diversi progetti di solidarietà a sostegno delle popolazioni colpite dalle carestie in Etiopia, degli ammalati in Uganda, delle popolazioni indigene in Brasile, per migliorare le condizioni dei contadini nelle Filippine e nel Bangladesh. Nel 1989 don Renzo apre la parrocchia all’accoglienza di oltre 2000 profughi fuggiti dalla guerra civile nel Libano. Accoglienza che ha scompigliato schemi tradizionali della vita in parrocchia ma che senza dubbio ha aperto gli occhi di tante comunità del territorio su realtà e problemi esistenti nel mondo; già allora don Renzo considerava l’immigrazione non un’emergenza a termine, ma un problema internazionale destinato ad aggravarsi e perdurare a lungo.
Mentre promuove e sostiene progetti a favore di popolazioni lontane, don Renzo non perde di vista i vicini-ultimi in Italia, aiutando le popolazioni vittime delle inondazioni in Valtellina nel 1987, avviando il progetto “Simpatia” a Valmorea per accogliere persone con gravi disabilità, sostenendo la cooperativa sociale “Agorà ’97” e la fondazione “L’Ancora” di Lurate Caccivio, con le quali è seguita una pluriennale collaborazione di molti parrocchiani di Valmorea.
Nel 1997 fonda l’associazione “Sprofondo”. Ritenendo fondamentale lavorare vicino alle famiglie dei profughi di Sarajevo, don Renzo si trasferisce là aiutando direttamente sul posto le persone più fragili colpite dai conflitti nei Balcani.
Nel 2000 rientra definitivamente in Italia ed è parroco a Plesio, fino al 2008.
Nel 2017, quasi ottantenne, don Renzo è deceduto a Como presso la casa di cura Don Guanella che l’ospitava da alcuni anni, dopo una vita spesa educando tante persone ad aprire lo sguardo e il cuore sulle realtà e sui problemi del mondo intero.
A cinque anni della scomparsa di questo grande “costruttore di ponti di pace”, il Comune di Valmorea lo ricorda intitolandogli il “Parco dell’accoglienza- Don Renzo Scapolo”, realizzando un dipinto murale nella zona del comprensorio scolastico e pubblicando con la collaborazione dell’Associazione Sprofondo un libretto con ricordi e testimonianze di alcune persone rappresentanti del mare di gente che con lui ha collaborato alla realizzazione dei suoi numerosissimi progetti.